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fratelli minori

Generalmente la gente ci chiama „francescani”, ma San Francesco, che ha dato origine alla nostra comunità, voleva che ci chiamassimo „frati minori”. Perché?

L'epoca in cui visse, divideva chiaramente le persone in persone molto ricche e persone molto povere; in coloro che hanno qualcosa da dire e in coloro la cui opinione non conta nulla; in persone importanti e persone che non importanti; in sintesi: in maggiori e minori.

Francesco si rese conto che il Dio che amava era... „minore” e per questo considerava se stesso come minore. Voleva che anche i suoi fratelli fossero minori.

Fu proprio l'umiltà di Dio, il quale essendo Signore di tutte le cose, si fece servo di ciascuno di noi, a suggerire a Francesco la direzione per guidare la comunità nascente.

E cosa ha portato alla nascita di questo movimento fraterno? L'opera che Dio ha iniziato a compiere nel cuore di questo giovane ragazzo di Assisi.

Il „re della gioventù di Assisi”, cosi`come veniva chiamato Francesco, rinunciò alla vita agiata che il suo ricco padre gli assicurava. Trascorreva molto tempo nella solitudine con Dio, avendo scoperto la Sua misteriosa presenza nelle chiese all`intorno. Abbatté le barriere e iniziò a servire i lebbrosi.

Il cambiamento del giovane era evidente. Non passò molto tempo che già altri chiedevano di vivere come lui.

Andarono e, secondo le parole di Francesco, „cercarono consiglio presso il Signore” il Quale, attraverso la sua parola, confermò il desiderio dei primi frati: Bernardo di Quintavalle e Pietro Cattani. Dopo pochi mesi erano già in un totale di dodici.

Nel 1209 si recarono a Roma per chiedere a Papa Innocenzo III di riconoscere questo nuovo stile di vita.

Il Papa accolse la loro richiesta, riconoscendo così la presenza dei Frati Minori nella Chiesa. Sebbene il testo ufficiale della Regola venne approvato dal successore di Innocenzo III, Papa Onorio III, solo nel 1223, occorre considerare l`anno 1209 come l`anno dell'inaugurazione del movimento francescano.

Il nuovo Ordine cresceva in maniera assai dinamica.
Poco prima della morte di Francesco, la comunità contava
quasi cinquemila frati.

Questa situazione imponeva soluzioni che dovevano discostarsi un po' dai sentieri che Francesco e i suoi compagni avevano inizialmente percorso.

Sarebbe difficile immaginare che a un gruppo così numeroso non venisse data una struttura o che, per esempio, i frati anziani non avrebbero avuto dove vivere, conducendo una vita sulla strada secondo i loro primitivi ideali. In questo contesto si manifestarono alcune divergenze di opinione, divergenze di cui si era a conoscenza già durante la vita stessa di San Francesco.

C`erano, così, frati che desideravano vivere esattamente come Francesco e i suoi primi compagni e c'era anche chi cercava uno stile di vita conforme allo sviluppo degli avvenimenti.

E così, nel corso degli anni, si formarono tre Ordini indipendenti:

Ordine dei Frati Minori Conventuali

OFMConv (Ordo Fratrum Minorum Conventualium)

popolarmente chiamati: francescani

abito: grigio, nero

L'Ordine dei Frati Minori

OFM (Ordo Fratrum Minorum)

comunemente detti: frati minori, riformati, osservanti, bernardini

abito: marrone

Ordine dei Frati Minori Cappuccini

OFMCap (Ordo Fratrum Capuccinorum)

comunemente detti: cappuccini

abito: marrone

Le differenze di quei tempi, oggi, non sembrano più così significative. Tutti, invece, sono uniti da un unico desiderio: mettere in pratica , nella propria vita, i consigli evangelici, così come viene simboleggiato dal cordone bianco con i tre nodi; questo cordone, è il segno di riconoscimento di tutti i seguaci di San Francesco.

regola e vita

„La Regola e vita dei frati minori è questa, cioè osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità.

Frate Francesco promette obbedienza e riverenza al signor papa Onorio e ai suoi successori canonicamente eletti e alla Chiesa romana. E gli altri frati siano tenuti a obbedire a frate Francesco e ai suoi successori.”

Suona così l'intero primo capitolo della nostra Regola.

Da questo si capisce subito cosa è più importante per Francesco: soprattutto e semplicemente si tratta di... vivere il Vangelo!

Questo modo di pensare, che mette in primo piano l'incarnare il Vangelo nella vita, non è venuto dal nulla. Il mistero che aveva sedotto Francesco era stato l'incarnazione del Figlio di Dio. La realtà stupefacente di un Dio che si si era incarnato nell'uomo e aveva iniziato a vivere nel mondo, aveva segnato per sempre il modo di pensare, di percepire la realtà e il modo di agire di Francesco.

Francesco desiderò comportarsi allo stesso
modo di Colui che
aveva conosciuto ed amato.

Desiderava molto che i suoi fratelli facessero altrettanto. Perciò, nell'amore, li obbligò a „osservare il santo Vangelo… vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità”.

- San Francesco
fonte: Regola bollata 1,1-3 (FF 75-76)

obbedienza

In pratica, consiste nel non agire mai da soli, e nel sottoporre ogni nostra decisione al discernimento del nostro superiore.

Facciamo questo a imitazione del Signore Gesù, che „per noi si è fatto obbediente al Padre suo fino alla morte, e alla morte di croce”. Questo percorso è impegnativo, ma è legato ad una grande benedizione. L'uomo che obbedisce a Dio vive nella gioiosa certezza di seguire la strada migliore per raggiungere la sua meta.

vita senza proprietà

Francesco vedeva come l'approccio sbagliato al denaro avesse la capacità di distruggere le persone e le relazioni. Per questo volle rinunciare completamente all'uso del denaro. Al posto di questo, si affidava, come Cristo, alla provvidenza del Padre celeste e al lavoro delle proprie mani. E condusse anche i suoi fratelli su questa stessa strada.

Così , tutt`oggi, viviamo delle offerte delle persone benevole nei nostri confronti e anche di ciò che guadagniamo col nostro lavoro. Vivere senza proprietà consiste nel fatto che nessuno di noi può disporre dei soldi, nemmeno di quelli guadagnati personalmente. Tutto va in una cassa comune, la cui custodia è affidata ad un fratello designato. Se uno di noi vuole comprare qualcosa, chiede il permesso e il denaro. Questa disposizione, che richiede non poca umiltà, ci mette, in realtà, al riparo da molti abusi.

castità

È un po' come l'unione matrimoniale che un uomo e una donna stringono tra loro, solo che invece di legare la propria vita a un'altra persona, la si lega a Dio.

Non lo facciamo disprezzando l'amore umano. Donandoci esclusivamente al Signore Dio, vogliamo semplicemente dirgli che è una persona così importante e degna di amore che vale la pena rinunciare a ciò che è quasi la cosa più bella del mondo, cioè l'amore coniugale, per Lui. Questo è il modo di vivere che scelse per sé il Figlio di Dio che, insieme a Francesco, vogliamo imitare; questo costituisce la più profonda motivazione della nostra professione del voto di castità.

In secondo luogo, Francesco, consapevole che, con i suoi fratelli, è stato chiamato a dare agli altri „le profumate parole del suo Signore”, incoraggia i suoi compagni a predicare il Vangelo.

Anche in questo caso, però, fa osservare che ciò va fatto prima con l'esempio della vita e poi, se necessario, con la parola. Tuttavia, non poteva essere una parola qualsiasi. Per questo Francesco scrive nella Regola:

„Consiglio, poi, ammonisco ed esorto i miei frati nel Signore Gesù Cristo, che quando vanno per il mondo, non litighino ed evitino le dispute di parole e non giudichino gli altri; ma siano miti, pacifici e modesti, mansueti e umili, parlando onestamente con tutti, così come conviene.”

- San Francesco
fonte: Regola bollata 3,10-11 (FF 85)

Da dove nasce questo atteggiamento?

La priorità della missione francescana, che coincide con i desideri più profondi di Dio per ogni essere umano, è la pace.

Non si tratta qui solo dell` esito positivo derivante dall`accordarsi tra persone; si tratta, piuttosto, della pace che è la sintesi di tutto ciò che è migliore e più necessario per gli esseri umani.

L'esperienza di questa profonda serenità, ricercata in vari modi da tutti gli uomini, può essere condivisa da chiunque lo desideri, perché, come ripete Francesco, rifacendosi all'apostolo Paolo, tutto „ciò che è in cielo e ciò che è sulla terra, è stato pacificato e riconciliato con Dio onnipotente- in Cristo.”

Consapevole che la salvezza offerta da Dio è letteralmente a portata di mano, Francesco chiede ai frati di „non giudicare le persone [...], ma di parlare con tutti come si conviene”, in modo che nulla sia di ostacolo tra Dio, che i frati vogliono servire, e la singola persona da loro incontrata e alla quale Dio vuole mostrare grazia e misericordia.

I fratelli, senza pregiudizi e senza giudicare, con comprensione e benevolenza, devono ascoltare ogni persona, la sua storia e la sua esperienza, le sue gioie e i suoi dolori.

Lo devono fare perché Dio guarda con amore verso tutti, e il sole - come dice il Vangelo - sorge tanto sui buoni quanto sui cattivi.

Così, finché la vita va avanti, tutti hanno la possibilità di pentirsi e persino il peccatore più incallito può diventare un grande santo, grazie allo sguardo benevolo di Dio.

La correttezza nelle conversazioni da condurre „come si conviene” consiste nell`annunciare agli uomini parole di verità che aiutino gli smarriti a trovare Gesù Cristo, il solo che è in grado di dare alla vita umana il vero significato, il solo che può donare all'uomo una pace profonda.


Francesco esortava i frati ad rimanere sempre cattolici e a predicare in accordo con l'insegnamento della Chiesa Cattolica, così da poter condurre , in modo sicuro, le persone all'unione con Dio.

A questo stesso principio ci atteniamo tutt`oggi. Non cerchiamo di essere più saggi della Chiesa, perché sappiamo che la grazia data dal Signore Gesù agli Apostoli continua invariabilmente nel ministero dei loro successori.

In questo consiste tutta la nostra Regola e la nostra vita.

In conclusione, possiamo dire che le relazioni sono, per noi, la cosa più importante. Questo perché Dio, è relazione in se stesso. Cerchiamo di rimanere nella relazione con Lui che ha invitato ciascuno di noi, secondo il suo misterioso disegno. Imitando Dio che esce da sé per venire incontro e stabilire relazioni, ci sforziamo di creare relazioni con le persone che incontriamo, aiutandole a trovare questo rapporto con Lui, cosi tanto importante e vivificante.

francesco

Nonostante scrivesse di sé:

„semplice ed idiota”

(e molti avrebbero voluto vedere in lui un „fratino” spensierato, senza istruzione e un po' distaccato dalla realtà), era, al contrario, per il suo tempo , piuttosto istruito e con i piedi per terra.

Nacque nel 1181 o 1182 ad Assisi. I suoi genitori gli diedero il nome di Giovanni, ma fin dall'inizio, il padre lo chiamò „Francesco”, che significa „francese”.

Quale fu il motivo? Possiamo solo fare delle congetture; forse il fatto che Pietro Bernardone , il padre di Francesco, si recava spesso in Francia, o più precisamente in Provenza e in Champagne, per acquistare tessuti che poi commerciava nella nativa Umbria? Chi lo sa? Tuttavia, questo non cambia il fatto che Francesco si riconoscesse pienamente nel soprannome che gli aveva dato suo padre.

Il giovane Bernardone studiava presso la scuola parrocchiale della chiesa di San Giorgio ad Assisi. Conosceva il latino a un livello soddisfacente. Il padre si sforzò sicuramente di inculcargli una buona conoscenza dell’attività commerciale perché lo vedeva come suo successore nello sviluppo dell'azienda familiare, attraverso la quale potevano vivere molto bene.

Francesco era benvoluto dai suoi coetanei; tra l`altro, provenendo da una famiglia benestante, è probabile che non badasse a spese per i divertimenti e le feste.

Nel suo giovane cuore ardevano desideri cavallereschi, desideri ai quali Francesco diede sfogo partecipando alla battaglia tra Assisi e Perugia.

Questa avventura si risolse in un’amara sconfitta. Fu fatto prigioniero per più di un anno, venne poi riscattato grazie ai soldi e all'influenza del padre. Poco dopo, tuttavia, avendo saputo dell'imminente guerra in Puglia, volle nuovamente tentare la fortuna.

Mentre si dirigeva verso sud, però, ebbe un sogno in cui gli veniva posta una domanda intrigante: chi vuoi servire, il Signore o il servo?

Così, non prese parte alla guerra. Tornò ad Assisi. Qui, in Assisi, stava per iniziare la sua grande avventura, un`avventura che avrebbe di molto oltrepassato i suoi più arditi sogni giovanili.

Un'esperienza di svolta nel cammino di conversione, sul quale Dio lo aveva già impercettibilmente condotto, un po’ di tempo prima, fu l'incontro con un lebbroso nei pressi della sua città.

Fino a quel momento, Francesco aveva sempre evitato queste persone, persino da lontano. Questa volta qualcosa lo spinse a fermarsi, ad avvicinarsi al poveretto, a baciarlo e a dargli tutto quello che aveva. Dopo questo avvenimento sempre più spesso e sempre più volentieri trascorreva del tempo con le persone emarginate.

Nel frattempo, Dio gli si faceva conoscere. Francesco scopriva la sua misteriosa presenza soprattutto nel silenzio delle chiese circostanti.

Anni dopo, poco prima della sua morte, così ricordava quel periodo:

„E il Signore mi dette tale fede nelle chiese, che io così semplicemente pregavo e dicevo: Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, anche in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo.”

- San Francesco
fonte: Testamento, 4-5 (FF 111)

Lo addolorava, però, il fatto, che il Santissimo Sacramento veniva conservato in pessime condizioni.

Per questo chiedeva ai sacerdoti di prendersi cura di questo grande tesoro; In più di un'occasione, egli stesso si mise a spazzare le chiese trascurate.

Fu, appunto, vicino ad Assisi, in una di queste chiese in rovina, che, nel 1206, udì le parole di Cristo dalla croce: „Francesco, vai, ripara la mia casa, che, come vedi, va tutta in rovina”.

Subito si mise al lavoro perché, non senza motivo, pensò che si trattasse della chiesa di San Damiano, quella in cui si trovava. Col passare degli anni, però, fu chiaro che il Signore Gesù, nel pronunciare queste parole, aveva in mente tutta la Chiesa, quella Chiesa che Francesco amava molto e sulla quale sarà in grado di influire positivamente per la sua trasformazione.

L’ulteriore corso degli avvenimenti sarà legato ai frati che si stavano radunando sempre più numerosi, intorno a Francesco.

I primi sono Bernardo di Quintavalle, Pietro Cattani ed Egidio di Assisi. Attirati dall'esempio di Francesco e seguendo il consiglio dello stesso Signore, iniziano una vita di penitenza e, praticamente, fin da subito, vanno in missione nei dintorni, predicando Cristo con l'esempio della loro vita e con semplicità di parola. Altri si aggiungeranno ad essi; così, tra il 1208 e il 1209 erano già in dodici.

I „Penitenti di Assisi” - come venivano chiamati i primi francescani, non erano l'unica comunità di quel periodo che desiderava di vivere il Vangelo in modo radicale.

A cavallo tra il XII e il XIII secolo, la corrente ideologica che si proponeva di predicare la Parola strada facendo, ad imitazione degli Apostoli, era molto forte. Purtroppo, alcuni rappresentanti di questa corrente non sempre si ritrovavano nella Chiesa; anzi, spesso la criticavano molto apertamente.

Francesco e i suoi frati, al contrario, con semplicità e umiltà, chiesero a Papa Innocenzo III di discernere se il cammino da loro intrapreso portava nella giusta direzione.

Il Papa confermò questo stile di vita nel 1209, dando con ciò stesso, origine a un nuovo Ordine nella Chiesa.

Il movimento francescano non si limitò alla comunità, appena fondata, dei Frati, (e che venne chiamata Primo Ordine Francescano). Non trascorse molto tempo da questi eventi, che una giovane ragazza di Assisi, Chiara Offreduccio, desiderosa anch'essa di qualcosa di più dalla vita, intraprendeva il cammino di conversione tracciato da San Francesco. A lei si unirono presto altre donne; nacque, così, il secondo Ordine Francescano: la comunità delle Sorelle Clarisse.

Ma ancora non è tutto. L'esempio di Francesco e Chiara, dei loro fratelli e sorelle, ispirò persone che conducevano la vita comune nel secolo. Questi si sentivano a proprio agio tra i Francescani ed erano felici di stare con loro e di sostenerli. Così, nel tempo, nacque il Terz` Ordine Francescano, Ordine che riunisce i laici, desiderosi, sotto la guida del Primo e del Secondo Ordine, di incarnare gli ideali francescani nella loro vita.

La cappella di Nostra Signora degli Angeli, ristrutturata in precedenza da Francesco, popolarmente nota come „Porziuncola”, divenne „La Casa” dei Frati Minori.

Proprio da qui i frati intrapresero le loro prime missioni fuori d`Italia. Sempre qui, appena intrapreso il cammino di conversione, trovò rifugio Chiara, colei grazie alla quale nacque, in seguito, il ramo femminile dell'Ordine Francescano.

Lo spirito missionario ha accompagnato i frati, dunque, fin dall'inizio della comunità.

Francesco, appena ricevuta la conferma dal Papa che lo stile di vita che hanno adottato è conforme alle intenzioni del Signore Dio, intraprenderà, al più presto, i suoi primi tentativi per andare in missione fuori dai confini dell'Italia.

La prima spedizione ha come destinazione la Siria. Purtroppo le condizioni meteorologiche sfavorevoli rendono impossibile la navigazione verso sud-est.

Durante il viaggio seguente, passando per la Spagna, vuole andare in Marocco. Questa volta è stato impedito dalla malattia.

La vera espansione dell'attività missionaria avviene dopo il quarto Concilio Lateranense, tenutosi nel 1215.

Sarà allora che i fratelli di Francesco partiranno per il Medio Oriente, verso il Marocco, la Spagna, la Germania giungendo fino all'Ungheria.

Francesco intende guidare una missione in Francia, ma viene distolto da ciò, da un influente ecclesiastico che lo convincerà ad andare in Italia dove, gli dice, potrà rendere a Dio un servizio migliore.

Tutto questo non placa quello spirito missionario che ha acceso il cuore di Francesco.

Nel 1219, durante un'altra crociata, parte per l'Egitto ma, a differenza di tutti gli altri, va completamente disarmato e indifeso, per incontrare il sultano Malik al-Kamil. Questa iniziativa evangelica, di natura pacifica, senza precedenti per l'epoca, incontra la grande approvazione del capo musulmano.

Pur non convertendosi, il Sultano pronuncia parole piene di apertura, parole che testimoniano senza dubbio che, grazie a Francesco, il Sultano si sia sentito toccato dalla grazia di Dio. Così diceva: „Prega per me, Francesco, perché Dio mi riveli quella fede e quello spirito che gli sono più vicini”.

Nel gennaio 1220, in Marocco, cinque frati, come primi, incontrarono il martirio. Saputo ciò, Francesco avrebbe detto: „Ora so con certezza che ho dei veri frati minori”.

Questi eventi lasceranno il segno anche in un certo portoghese che, influenzato da tale esempio, si unirà alla comunità dei Frati Minori; diversi anni dopo, sarà conosciuto come Sant'Antonio da Padova.

nuovo ordine

Nel corso degli anni seguenti, Francesco dovrà affrontare l'ardua sfida di dare all`Ordine una stabilità ed un ordine legale all`interno della Chiesa.

Sebbene, con ogni probabilità, non avesse mai inteso formalizzare uno stile di vita, (stile che consisteva, semplicemente, nel fare ciò che era scritto nel Vangelo), comprese che un tale passo si rendeva necessario, considerando la crescita davvero dinamica della comunità che, in quegli anni, contava già circa cinquemila fratelli.

La Regola venne scritta in diverse fasi. I primi tentativi della sua stesura non ebbero successo. Alla fine, Francesco si recherà all'eremo di Fonte Colombo e sarà lì che, nel corso di diversi mesi, si avrà la versione finale del documento.

Papa Onorio III approva la Regola il 29 novembre 1223.

In questo stesso anno, Francesco, desiderando avvicinare maggiormente il mistero di Dio al popolo, organizza a Greccio, nel tempo del Natale, il primo „presepe vivente”.

gli ultimi anni

Tra la fine di agosto e l'inizio di settembre del 1224. Francesco prega e digiuna sul monte della Verna. Intorno alla festa dell'Esaltazione della Santa Croce, mentre prega, sperimenta un incontro straordinariamente intenso con Dio, tanto da ritrovarsi impresse sul corpo le stigmate delle ferite di Cristo.

Francesco dà espressione alle sue esperienze scrivendo „le lodi di Dio Altissimo”. Scrive anche la „Benedizione per frate Leone”. Questi documenti straordinari, scritti dalla mano stessa di San Francesco, quella mano sanguinante per le stimmate, sono ancora oggi conservati nel monastero di Assisi.

I due anni successivi furono un periodo difficile per Francesco. Porta nel suo corpo i segni della passione del Signore Gesù. Soffre anche di molti altri disturbi che benevole persone cercano di alleviare. Nonostante ciò, non si arrende e, girando per le campagne a dorso di un asino, predica il Vangelo.

Circa un anno prima della sua morte, Francesco perde, praticamente, la vista. È in questo periodo che viene scritto uno dei suoi testi più importanti dal titolo „il cantico di frate sole”.

Gli ultimi mesi della sua vita Francesco li passerà nelle sue zone, più precisamente nella Cappella della Madonna degli Angeli, ossia la „Porziuncola”. È lì, infatti, sotto lo sguardo e la protezione della Madre del suo Signore, che si sente a casa.

Francesco muore la sera del sabato 3 ottobre, dell`anno 1226.

Poco prima di morire, scrive il suo „Testamento” col quale desidera trasmettere ciò che, per lui, è veramente importante.

spiritualità

Se vogliamo parlare di ciò che è più importante per Francesco,

allora, senza il minimo dubbio, si deve iniziare da Dio.

Tutto ciò che è accaduto nella vita di Francesco ha avuto il suo inizio in Dio. Fu Dio a turbare il cuore del giovane Bernardone, fu Lui a condurlo tra i lebbrosi, fu Lui a fargli conoscere se stesso nel silenzio delle chiese di Assisi, fu Lui che gli diede dei fratelli e fu Lui a dirgli come dovevano andare il mondo.

Francesco amava parlare di Dio e parlare a Dio:

„Onnipotente, santissimo, altissimo e sommo Iddio, ogni bene, sommo bene, tutto il bene, che solo sei buono”.

- San Francesco
fonte: Lode per ogni ora, 11a (FF 265)

Il culmine dell`esperienza di Dio, come Colui che viene prima di ogni altra cosa, è stato raggiunto da Francesco sulla montagna della Verna.

Fu lì che Francesco incontrò Dio „faccia a faccia”.

La vicinanza di questo incontro è testimoniata dalle stimmate impresse nel corpo di Francesco. Con la mano sanguinante scrisse „la Lode del Dio Altissimo”. Era un timido tentativo per cercare di descrivere l'incommensurabile ricchezza di Colui che aveva appena incontrato.

L'ammirazione verso Dio condurrà Francesco ad ammirare le sue opere. E questo è probabilmente l'elemento più riconoscibile della sua spiritualità.

Francesco è famoso per il suo chiamare tutte le creature come fratelli e sorelle. Incoraggiava le creature affinché, assieme a lui, dessero gloria a Dio. Esortava gli animali feroci a non fare del male a nessuno. Voleva che anche in questo ambito regnasse la pace che deriva dall`accogliere la sovranità di Dio.

Vedendo la bellezza del mondo, si sentiva rapito e condotto direttamente a Dio. La creazione, però, era sempre vista in relazione al suo Creatore.

La migliore testimonianza di ciò sono le sue parole nel „Cantico di Frate Sole”:

Ciò che incantava Francesco era l'umiltà di Dio. La vedeva soprattutto nella presenza silenziosa di Colui che è Signore del cielo e della terra, presente nel Santissimo Sacramento:

„O ammirabile altezza e stupenda degnazione! O umiltà sublime! O sublimità umile, che il Signore dell’universo, Dio e Figlio di Dio, si umili a tal punto da nascondersi, per la nostra salvezza, sotto poca apparenza di pane! Guardate, fratelli, l’umiltà di Dio, e aprite davanti a lui i vostri cuori; umiliatevi anche voi, perché siate da lui esaltati. Nulla, dunque, di voi trattenete per voi, affinché tutti e per intero vi accolga Colui che tutto a voi si offre.”

- San Francesco
fonte: Lettera a tutto l'Ordine 27-29 (FF 221)

Dio fece conoscere a Francesco, all`inizio del suo cammino, come Egli fosse presente nelle chiese trascurate intorno ad Assisi. Francesco ricorda quei momenti come segue:

„E il Signore mi dette tale fede nelle chiese, che io così semplicemente pregavo e dicevo: Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, anche in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo.”

- San Francesco
fonte: Testamento, 4-5 (FF 111)

Il mistero della presenza di Dio nel Santissimo Sacramento è sempre e per sempre legato al sacerdozio istituito dal Signore Gesù.

Profondamente consapevole di ciò, Francesco, che non era sacerdote, diceva così a quanti, tra i suoi frati, lo erano:

„Guardate la vostra dignità, fratelli sacerdoti, e siate santi perché egli è santo. E come il Signore Iddio vi ha onorato sopra tutti gli uomini, con l’affidarvi questo ministero, così anche voi più di tutti amatelo, riveritelo e onoratelo. È una grande miseria e una miseranda debolezza, che avendo lui così presente, voi vi prendiate cura di qualche altra cosa in tutto il mondo.”

- San Francesco
fonte: Lettera a tutto l'Ordine 23-25 (FF 220)

L'amore di Francesco per il mistero del Corpo e del Sangue del Signore lo conduceva ad amare i sacerdoti, attraverso i quali questo mistero si realizza continuamente. Tuttavia, non fu un amore facile.

I rappresentanti della Chiesa, nel tempo in cui Francesco viveva, non rendevano sempre facile alle persone credere in quel Dio che andavano predicando. Ciò che portava discapito era, da un lato, la ricchezza materiale di cui godeva una parte consistente del clero e, dall'altro, la povertà morale e spirituale di molti sacerdoti. Il Papa era all'apice del potere in quel periodo, soprattutto dal punto di vista politico. Era circondato da una corte di funzionari ed era alquanto inaccessibile ai „comuni mortali”. Stava intraprendendo, tuttavia, riforme che avrebbero portato la Chiesa al rinnovamento.

Francesco, invece, da parte sua, era consapevole che la grazia data agli Apostoli dal Signore Gesù, continuava ancora nella Chiesa e nel ministero dei suoi gerarchi, nonostante tutte le difficoltà che si potevano incontrare.

Per questo insisteva sul rispetto verso i sacerdoti e non agiva mai contro l'obbedienza ai rappresentanti della Chiesa istituzionale:

„Dobbiamo anche visitare frequentemente le chiese e venerare e usare riverenza verso i chierici, non tanto per loro stessi, se sono peccatori, ma per l’ufficio e l’amministrazione del santissimo corpo e sangue di Cristo, che essi sacrificano sull’altare e ricevono e amministrano agli altri.”

- San Francesco
fonte: Lettera ai fedeli (II), 33 (FF193)

Inoltre, nel suo testamento, poco prima di morire, Francesco scrisse:

„Poi il Signore mi dette e mi dà una così grande fede nei sacerdoti che vivono secondo la forma della santa Chiesa romana, a motivo del loro ordine, che se mi facessero persecuzione, voglio ricorrere proprio a loro.

E se io avessi tanta sapienza, quanta ne ebbe Salomone, e trovassi dei sacerdoti poverelli di questo mondo, nelle parrocchie in cui dimorano, non voglio predicare contro la loro volontà. E questi e tutti gli altri voglio temere, amare e onorare come miei signori. E non voglio considerare in loro il peccato, poiché in essi io discerno il Figlio di Dio e sono miei signori.”

- San Francesco
fonte: Testamento, 6-9 (FF 112-113)

Le motivazioni di questo approccio erano oltre modo chiare per Francesco:

„E faccio questo perché, dello stesso altissimo Figlio di Dio nient’altro vedo corporalmente, in questo mondo, se non il santissimo corpo e il santissimo sangue suo, che essi ricevono ed essi soli amministrano agli altri.”

- San Francesco
fonte: Testamento, 10 (FF 113)

Il centro inconfutabile dell'esperienza spirituale di Francesco è il Signore Dio che agisce nella Chiesa.

E a questa Chiesa, grazie al Dio che opera in lei, che voleva condurre tutti.

Desiderava molto che, come lui, gli uomini potessero sperimentare la pace e la gioia. Lo fece nonostante le difficoltà che esistevano nella Chiesa. Questa fu la strada che tracciò anche per i suoi fratelli, i quali, ancora oggi, cercano di seguire le sue orme.

In tutte queste esperienze è stata sempre presente anche la „Madre della Chiesa”, la Beata Vergine Maria, che Francesco ha venerato e rispettato fin dall'inizio della sua vita dopo la conversione. La chiamava „la Vergine fatta Chiesa; il Palazzo, il Tabernacolo, la Casa, la Veste” dell'Altissimo. Questo riferimento a Maria fu una caratteristica anche dei suoi confratelli durante tutti gli otto secoli di esistenza dell'Ordine.

Si può vedere questo assai chiaramente nel caso del Beato Giovanni Duns Scoto. Il Beato Duns Scoto visse a cavallo del XII e XIII secolo e fu lui a dare un forte contributo alla fondatezza teologica del dogma dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, dogma che venne proclamato, poi, molto più tardi.

Sembra, però, che nel servizio e nella devozione verso la Madre di Dio nessuno possa superare San Massimiliano Maria Kolbe. Non a torto fu chiamato il Folle dell'Immacolata, e la sua vita di fedeltà alla sua amata Signora fu coronata dal martirio il 14 agosto 1941 ad Auschwitz, alla vigilia dell'Assunzione della Beata Vergine Maria.

Tak można by podsumować najważniejsze elementy życia wewnętrznego Franciszka, najważniejsze elementy jego duchowości, które stanowiły i na zawsze powinny stanowić punkt odniesienia dla jego braci i wszystkich ludzi, którzy w taki czy inny sposób chcą utożsamiać się z tym wielkim świętym.